Sono i paladini dell'antipolitica. Eppure in Emilia Romagna, fra Bologna e Modena, il Movimento a 5 stelle è già alla resa dei conti.
Modena - Duri e puri nei loro comizi di piazza, sempre pronti a schierarsi contro i partiti definiti ingessati, vecchi e polverosi. Ma è bastata una poltrona contesa in consiglio regionale per rompere l’incantesimo e seminare il subbuglio tra i grillini del Movimento 5 Stelle, che adesso litigano tra loro e minacciano di spiaccicarsi a vicenda contro il muro. E’ accaduto tra Bologna e Modena, con l’intervento risolutore del leader carismatico Beppe Grillo. Uno dei due litiganti è stato messo fuori gioco dal leader genovese, ma il veleno scorre ancora a fiumi.
Tutto comincia dopo le elezioni regionali: il leader Giovanni Favia si presenta come capolista a Modena e Bologna. Viene eletto, ma deve decidere in quale città. I secondi arrivati, la modenese Sandra Poppi e il bolognese Andrea De Franceschi attendono un suo cenno e sperano. Favia fa decidere ai 40 delegati provinciali, che indicano De Franceschi. Fuori la Poppi. Apriti cielo. Il consigliere comunale modenese Vittorio Ballestrazzi grida all’ingiustiza sottolineando che la Poppi aveva raccolto più preferenze. Volano altre accuse nei confronti di Favia, Ballestrazzi ricorda le vicende della sua candidatura imposta a mezzo blog da Grillo. «Dov’è la democrazia?», chiede. Alla prima riunione regionale Ballestrazzi viene invitato ad andarsene. Poi è lo stesso Grillo a scomunicarlo ufficialmente, diffidandolo a parlare in nome e per conto del Movimento 5 Stelle. Favia rincara la dose: «Tutti da Modena mi sconsigliavano di dare credito a Ballestrazzi, che continua a mentire. Per questo è già partita un’azione legale contro di lui, visto, che mi accusa anche di voto di scambio».
Ma non è finita. L’ultima accusa nei confronti di Favia è pubblicata sul blog del consigliere modenese: «Risulterebbe (il condizionale è d’obbligo) che lo stipendio dei consiglieri regionali del movimento 5 stelle dell’Emilia-Romagna sia di 2.500 euro netti al mese più le spese — sostiene Ballestrazzi — Un bel salto di stipendio da chi non più tardi di due anni fa guadagnava 4.000 euro lordi all’anno (vedere dichiarazione dei redditi pubblicata sul sito del Comune di Bologna). Avevo letto che il candidato presidente Favia riteneva giusto uno stipendio di 1.300 euro netti al mese. Forse non aveva niente a che fare con il consigliere regionale Favia. Solo un caso di omonimia». In altre parole, dati alla mano, Ballestrazzi accusa Favia di non aver mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale, cioè di guadagnare circa il doppio di quanto annunciato, «più le spese — dice — Quali spese? Lo impareremo». Insomma, la guerra non è affatto finita e contribuisce a dare un’immagine molto diversa da quella che gli attivisti del Movimento 5 Stelle avevano sempre propagandato. Litigi che sanno di vecchia politica. Anche se loro non vogliono sentirselo dire.
di ROBERTO GRIMALDI (il Resto del Carlino, Modena)
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