lunedì 4 gennaio 2010

Hera, il business nelle terre di camorra

L'affare bipartisan che fa felice le giunte rosse di Romagna.
L'intreccio politico-imprenditoriale coinvolge la multiservizi dei Comuni romagnoli e le società del sottosegretario Pdl all'Econimia.


IMOLA- Il business dell’energia. Da dieci anni, forse più, ci hanno messo sopra gli occhi in tanti. Ma da sempre, in Emilia Romagna, quando si parla di utenze pubbliche – acqua, luce, gas e rifiuti – gli affari – e le poltrone – se li spartiscono le giunte rosse. Perchè qui, a decidere sono le segreterie del centrosinistra. Di quel PD al secolo Pds. Degli affari delle (ex) municipalizzate – assorbite dal colosso Hera che a sua volta coopta dalla politica locale amministratori pubblici da conveitire in business men – se ne occupano i vertici del partito. Uno schema rodato e collaudato. Ma gli affari sono affari – e quando c’è di mezzo l’energia elettrica – con tutto il corollario di terreni da acquistare e rimettere sul mercato, appalti da affidare e quote azionarie da vendere e ricomprare – il mondo non è altro che un grande paese. Nel paese del dio denaro e del profitto, addio bipolarismo. Destra e Sinistra, da Nord a Sud, tutti compagni. Così capita che l’ex municipalizzata rossa Ami – che da Imola a metà anni ’90 gestiva la distribuzione dell’energia elettrica e che poi è divenuta ConAmi, consorzio partecipato da 23 Comuni, romagnoli e non, che detiene a sua volta l’8,66 di Hera – finisca per fare affari lontano dalla rossa Romagna. Precisamente in Campania. Nelle terre dominate dai Casalesi. Affari che aumentano le entrate delle società della famiglia Cosentino, capitanata dal sottosegretario all’Economia Nicola, come pure le entrate di Hera (nel cui consiglio siede anche il fratello di Nicola, Giovanni Cosentino) e quindi alla voce ‘dividendi’ delle giunte di centrosinistra della beneamata Romagna. La vicenda l’ha cucinata a dovere Il Fatto Quotidiano, il foglio di Travaglio e soci. Tutto inizia dieci anni fa. Nel giugno del 1999. Quando la società Scr – che il Fatto Quotidiano indica come vicina alla famiglia Cosentino ma in mano a una fiduciaria (che ne scherma la proprietà) – compra per tre miliardi e 715 milioni di lire (1,9 milioni di euro) l’area industriale della Pozzi di Sparanise, un prezzo a dir poco stracciato. Ed è qui che entra in gioco la rossa Romagna con l’Almi di Imola (Azienda Multiservizi Intercomunale) – interessata a trovare siti per tirar su centrali energetiche – che entra in contatto con la Scr. L’area in questione, però, non ha ancora tutti i permessi per ospitare impianti di quel tipo. E qui Il Fatto sottolinea di far attenzione alle “coincidenze”: due anni dopo – nel 2001, quando Ami diventa Società AMI S.p.A. (azienda pubblico-privata che detiene l’attività di gestione e vendita di elettricità, gas, teleriscaldamento, smaltimento dei rifiuti e ciclo idrico integrato) il Comune di Sparanise cambia la destinazione d’uso dei terreni. Ami, poco prima di trasformarsi in ConAmi e di “fondersi” in Hera compra l’area in questione da Scr pagandola 9,3 milioni di euro per costruirci una centrale a turbogas da 800 megawatt. Il progetto arriva in Regione (guidata da Bassolino) nel 2004. Sia l’ente regionale che il Ministero del governo Berlusconi danno il via libera. La comunità di Sparanise, vescovo in testa, insorgono. Ma l’affare – e i quattrini – sono già nella cassaforte dei Comuni rossi e di Scr. Hera, infatti, già nel 2003 aveva provveduto a vendere il pacchetto – terreni e autorizzazioni per 11 milioni e 450 mila euro a Calenia Energia, società che deve costruire la centrale. Il 29 settembre 2004 Hera e Scr formalizzano l’acquisto del 15 % del capitale sociale di Calenia Energia. Socio di Hera in questa iniziativa è la svizzera Egl, che detiene il restante 85 % del capitale. La multiservizi emiliano-romagnola era già presente in Calenia Energia con il 10 % attravesro la municipalizzata di Rimini. Nel 2008 Hera Comm Med, società commerciale di Hera (nel cui cda siede Giovanni Cosentino, fratello di Nicola) cui è passato il 15 % della centrale ha guadagnato 40 milioni di euro per 6 milioni e mezzo di utile da dividere tra Hera e Scr. E le ricadute ambientali sul territorio campano a quanto ammontano? Di questo non vi è traccia nei dividendi e nei bilanci delle giunte romagnole e della multiservizi bolognese. Multiservizi che dieci anni dopo l’avvio di quell’affarone, esattamente un mesetto fa, la sua centrale a turbogas l’ha costruita proprio a Imola. Corsi e ricorsi della storia, dunque.
(da La Voce di Romagna)