giovedì 29 gennaio 2009

Modena sesta fra le città cementificate

fonte Gazzetta di Modena 29/01/2008

Modena sesta fra le città cementificate

Un altro primato che, visti i progetti ediflcatori dell’amministrazione comunale
su cui tanto si discute, rischia di rinfocolare le polemiche. Modena è una delle città più
cementificate d’italia. Nella top ten deli’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ri-
cerca ambientale del Ministero dell’ambiente), la nostra città occupa Il sesto
posto in una classifica che. tiene conto della cementificazione in rapporto al numero di abitanti.
E’ vero che questo studio tiene conto di tutto quanto è cemento, e quindi nelle città più piccole la superficie occupata da strade, parcheggi, attività industriali, pesa di ~iu.
Ma quello che balza ali occhio è la quantità di cemento che viene “assegnata” ad ogni abitante.
Ad ogni modenese ne toccano in sorte 353 metri quadri.
Sempre secondo fonte ministeriale, negli ultimi otto anni è stato sparso tanto cemento quanto neidieci precedenti. Sempre ad avviso di Ispra, i costruttori edili più che nuove case, dovrebbero dedicarsi a ristrutturare gli immobili esistenti per migliorarne refficienza energetica rispetto alle nuove tecnologie e agli standard previsti
Una posizione che a Modena sarà condivisa da molti, ma non dall’amministrazione.

Rapporto internazionale “Green Jobs”

fonte: ISPR Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell'Ambiente
http://www.ideambienteweb.apat.i

Rapporto internazionale “Green Jobs”

Le energie rinnovabili fanno bene all’ambiente e creano posti di lavoro
di Emanuele Ticca Sono 2,3 milioni gli ecolavoratori nel mondo, potrebbero essere oltre 20 milioni nel 2030. Sono alcune delle stime contenute nel rapporto "Green Jobs. Verso lavori dignitosi in un mondo sostenibile a basse emissioni di CO2", commissionato e finanziato dall’Unep (United Nations Environment Programme) insieme a Ilo (International Labour Organization), Ioe (International Organization of Employers) e Ituc (International Trade Union Confederation). La metà degli ecolavoratori individuati dallo studio, circa 1,2 milioni, sono impiegati nel settore dei biocombustibili nei quattro paesi leader Brasile, Stati Uniti, Germania e Cina. Altri 300 mila lavoratori sono impiegati nel settore dell’energia eolica, circa 170 mila nel solare fotovoltaico, più di 600 mila nel solare termico e fra questi la maggior parte è in Cina. In Europa i Paesi con più “occupazione verde” sono Spagna e Germania, ma interessanti sono soprattutto i numeri che riguardano i Paesi emergenti o in via di sviluppo: nel settore dei riciclo, ad esempio, sono 500 mila i posti di lavoro in Brasile e ben 10 milioni in Cina e sono previsti a breve finanziamenti ingenti per l’installazione di impianti fotovoltaici e di pannelli solari in Bangladesh e in Sudafrica. "Una transizione globale verso un’economia sostenibile e con un consumo minore di CO2 - si legge nella sintesi del Rapporto - può creare un elevato numero di ecolavori nei vari settori dell’economia, diventando in tal modo un motore per lo sviluppo. La creazione di questi lavori sta avendo luogo sia nei Paesi ricchi che in alcuni Paesi emergenti e in via di sviluppo". Riguardo a questi ultimi, però, il rapporto denuncia le cattive condizioni di lavoro che molti ecolavoratori si trovano quotidianamente a subire: "devono necessariamente essere lavori dignitosi, vale a dire lavori che offrono un salario adeguato, condizioni di lavoro sicure, sicurezza del posto di lavoro, prospettive ragionevoli di carriera e rispetto dei diritti del lavoro". Di conseguenza, non sono affatto verdi e dignitosi quei lavori nel riciclaggio di materiale elettronico in Asia, o nelle piantagioni di prodotti per biocarburante in America Latina, che sfruttano i lavoratori e li privano della libertà. Considerevoli anche le previsioni a lunga durata sull’Europa contenute nel rapporto: "secondo le previsioni, entro il 2010 si creeranno 950.000 posti di lavoro a tempo pieno direttamente o indirettamente legati al settore, che saliranno a 1,4 milioni entro il 2020". Se si adottasse una strategia avanzata per le rinnovabili, questi numeri salirebbero a 1,7 milioni di posti di lavoro entro il 2010 e 2,5 milioni entro il 2020. E l’Italia? Il rapporto non parla nello specifico del nostro Paese, dove sembrano comunque essere in crescita gli investimenti imprenditoriali nel mercato della eco-sostenibilita’, dai prodotti a basso impatto ambientale alle energie rinnovabili fino all’efficienza energetica. Lo conferma in un’intervista all’AdnKronos la presidente dei giovani di Confindustria, Federica Guidi, che parla di "nascita di nuove imprese" in Italia ma anche della necessita’ "di sostenere con adeguati incentivi" lo sforzo delle aziende in questo mercato. “I settori imprenditoriali su cui si dovrebbe intervenire, continua la Guidi, con sostegni e incentivi sono quelli delle tecnologie che sono genericamente a basso impatto ambientale, relative quindi a tutto quello che fa efficienza energetica, risparmio energetico o efficienza nei motori".

(26/01/2009)

giovedì 22 gennaio 2009

COMUNICATO Comitato per la salvaguardia della salute pubblica a Nonantola (mo)

Comitato per la salvaguardia della salute pubblica a Nonantola


Comunicato stampa N. 24 del 20 gennaio 2008


Gentili relatori, gentili presenti,

noi riteniamo che incontri pubblici come quello di questa sera ( 20 gennaio 2009 presso Teatro Massimo Troisi in Nonantola ) con la partecipazione di due esperti quali Andrea Segré e Luca Lombroso siano molto utili e positivi.
E’ vero: “anche se ormai i cittadini di Nonantola sono esperti in raccolta differenziata, può essere sempre utile cogliere interessanti occasioni per aggiornarsi e trovare nuovi stimoli per proseguire con convinzione questo basilare comportamento civico”, così è stata presentata la serata all’opinione pubblica.
Il temi discussi questa sera, fra i quali:
il recupero della merce in scadenza,
l’acquisto di prodotti per ridurre gli impatti ambientali,
le buone pratiche agricole che aiutano l'ambiente,
l'importanza del compostaggio e del ritorno al suolo della sostanza organica,
e quello dei rifiuti:
l’operato ed i progetti di Sorgea, la filiera del recupero, del riutilizzo e dello smaltimento dei rifiuti,al fine di ridurre il più possibile gli impatti ambientali legati alla loro gestione, sia in termini di risparmio di risorse materiali ed energia, nonché di minore inquinamento locale e globale;
sono di primaria importanza, anche e soprattutto a livello provinciale e locale.

Ma dobbiamo qui evidenziare una profonda CONTRADDIZIONE nel modo di operare nel Comune di Nonantola e di quelli limitrofi di Bastiglia, Bomporto, Campogalliano, Castelfranco Emilia e Ravarino.
Mentre si promuovono e si divulgano queste attività volte alla sensibilizzazione nei confronti della raccolta differenziata dei rifiuti, si contribuisce fattivamente a dare via libera, esprimendo parere positivo, al raddoppio dell’inceneritore HERA di Modena. Fra un paio di mesi da 120.000 tonnellate di rifiuti all’anno, su di noi, ne saranno bruciate “anche per fare profitto” (come ha affermato in questa stessa sala l’assessore provinciale all’ambiente) ben 240.000: quantità sproporzionata rispetto la nostra realtà ed ingiustificata a livello europeo.
I Comuni che hanno espresso attraverso i loro Sindaci questo parere favorevole saranno quelli maggiormente interessati per quasi 20 anni dalla ricaduta delle sostanze tossico/chimiche organiche ed inorganiche da esso emesse in atmosfera (acidi, diossine, metalli, polveri e nanopolveri etcc.. ).




Parere positivo espresso:
senza tenere conto che i Comuni come il nostro si trovano in uno dei luoghi più inquinati d’Europa ( gli ultimi dati forniti da ARPA ne sono la riprova );
senza tenere in considerazione il parere negativo espresso al riguardo e con forza dell’Ordine dei Medici della povincia di Modena e dell’ intera Regione Emilia Romagna;
senza tenere conto che le statistiche compiute in merito all’impatto sulla salute causato dagli inceneritori in Italia ed in Europa dal 1996 ad oggi attestano inequivocabilmente l’incremento di patologie croniche e malattie incurabili;
e soprattutto,
- senza tenere conto del parere dei cittadini Nonantolani.

In occasione del recente rinnovo degli arredi urbani del centro storico si sono promossi incontri pubblici per raccogliere pareri fra la cittadinanza, mentre sul tema del raddoppio dell’inceneritore di Modena che vede anche Nonantola fra i comuni più a rischio non si è, ne sentita la cittadinanza, né convocato un Consiglio Comunale dedicato. Cadute nel vuoto tutte le nostre richeste, sostenute da 1.200 cittadini e quelle di altri Comitati locali.


L’ambiente e la salute sono temi correlati e complessivi, che non riguardano singole comunità chiuse in compartimenti stagni, ma fanno parte di una strategia complessiva di interventi e di comportamenti singoli e collettivi.

Il Comitato pertanto chiede ufficialmente che sia a breve convocato un Consiglio Comunale aperto e con diritto di parola a tutta la cittadinanza avente all’ordine del giorno il tema del “Raddoppio dell’inceneritore di Modena” su cui la collettività ha il diritto di esprimersi.


Il presente comunicato è stato letto in sala alla presenza delle autorità locali.

martedì 13 gennaio 2009

Una prima, vera vittoria

dal Blog di Stefano Montanari pubblichiamo

Una prima, vera vittoria PDF Stampa E-mail
Scritto da Antonietta M. Gatti
sabato 03 gennaio 2009

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di Antonietta M. Gatti

Qualche giorno fa il ministro Ignazio La Russa in una conferenza stampa ha informato di aver stanziato 30 milioni di Euro per risarcire i soldati che si sono ammalati dopo le missioni in zone belliche o in poligoni di terra e per svolgere ricerche nel settore (http://lanuovasardegna.repubblica.it/dettaglio/Il-ministro-La-Russa-ammette:-%C2%ABL-uranio-uccide%C2%BB/1567518?edizione=EdRegionale).


Si è ufficialmente riconosciuto che questi soldati sono stati esposti “all’Uranio impoverito ed alle nanoparticelle”. Il ministro della Difesa ha riconosciuto che i soldati si sono ammalati dopo aver subito un’esposizione a quello che io ho chiamato inquinamento bellico.


Il lavoro che ho svolto nelle Commissioni della XIV e XV legislatura insieme ad altri è stato riconosciuto come valido ed è stato accettato il concetto che le esplosioni di bombe ad alta tecnologia (Uranio impoverito ma anche al Tungsteno) creano temperature di combustione molto elevate (> 3.000°C) che aerosolizzano tutta la materia del bersaglio, creando poi polveri di dimensioni anche submicroniche (nano) che possono venire inalate o ingerite con cibo contaminato da questo inquinamento. Gli esperimenti che ho fatto a Baghdad hanno confermato la creazione di nanoparticelle anche dopo l’esplosione di ingenti accumuli di bombe tradizionali.


I soldati e/o le loro famiglie verranno quindi risarciti per queste patologie contratte sul luogo di lavoro. E’ stato poi riconosciuto che anche nei poligoni di tiro ci si può ammalare per le stesse ragioni.


A mio parere i giornali hanno riportato la notizia in maniera frettolosa. Nessun

giornalista ha speso qualche parola in più per commentare la notizia e le sue implicazioni.


Ciò che hanno fatto il ministro La Russa ed il suo entourage è qualcosa che va ben al di là del mero compenso economico. Ha ridato una dignità a questi soldati, cosa che non ha valore venale.


In pratica si è ammesso che ci sono proiettili invisibili che uccidono anche in modo ritardato e che quindi il soldato che si è ammalato in patria è un eroe al pari di chi è morto in un attentato o colpito da un proiettile in zona operativa. Il nostro governo ha riconosciuto che anche questi ragazzi, morti fra mille sofferenze in un letto d’ospedale, hanno servito il proprio paese in modo esemplare fino all’ultimo e non sono diversi di chi ha lasciato la vita per una bomba o un proiettile in Iraq, in Afghanistan o nei Balcani.


L’inquinamento bellico crea nanopolveri che sono proiettili invisibili e questi non hanno confini. A mio parere, a differenza dei proiettili convenzionali, queste nanoparticelle sono molto democratiche, dato che colpiscono tutti indifferentemente, anche colui che ha buttato le bombe dalla cui combustione queste hanno avuto origine. Ovviamente le nanoparticelle creano un inquinamento ambientale a cui sono esposti anche i civili che vivono nella zona, ma che può influire in modo profondo anche sulla fauna e sulla flora.
Si è finalmente ammesso che le patologie sviluppatesi in seguito alle missioni in zone di guerra in soldati che erano risultati idonei dal punto di vista medico non sono solo psicologiche come era stato ipotizzato: da stress.


A questa conclusione sono arrivati anche gli Americani in un rapporto del novembre scorso, le associazioni dei veterani hanno ammesso che lo stress può essere una concausa ma che le patologie sono altro. Primariamente, visto che i reduci della prima Guerra del Golfo accusavano sintomi anche neurologici, i medici avevano pensato che lo stress bellico fosse la causa primaria della sintomatologia. Ora si riconosce che i soldati sono affetti da una diversa patologia che per la sua complessità è stata chiamata sindrome, cioè un insieme di sintomi e segni clinici diversi. La sindrome del Golfo è diversa da quella dei Balcani, ma entrambe possono portare, anche in tempi lunghi, alla morte.

Ho lottato perché venisse riconosciuto questo aspetto della guerra e per dare soprattutto a chi non c’è più (e ne ho conosciuto personalmente tanti) il giusto riconoscimento.

Se da una parte il mio impegno è stato riconosciuto e validato da persone autorevoli, dall’altra ci sono persone che stanno demolendo il mio lavoro con la calunnia e la diffamazione. Una tale dottoressa (di tutt’altro settore), che non ha mai esaminato un campione patologico, che non è mai stata al letto di morte di un soldato, che non ha mai consolato una madre che ha perso il figlio, scrive agli editori di riviste scientifiche che hanno accettato i miei lavori dopo parere favorevole dei referee, scrive alla comunità Europea chiedendo di non accettare più i miei articoli, e di chiudere i miei progetti europei che condivido con partner eccellenti europei. Questa scrive a miei amici, a miei parenti, a uffici governativi, mettendo il seme del dubbio sulla validità del mio operato, come se lei fosse la portatrice della verità. Io questa persona non l’ho mai incontrata né ho mai avuto alcun tipo di rapporto con lei, ma come si spiega che questa possiede un mio indirizzario personale? Ci sarà correlazione con lo scassinamento della mia scrivania personale all’Università o con il disinserimento dell’allarme antifurto in laboratorio? Lei sta lì a tavolino, nascosta nel suo studio universitario, nascosta da pseudonimi, ad inveire, calunniare su chi lavora in prima linea, a diffamare chi non conosce e che non le ha mai fatto alcun male. Perché? L’odio, l’astio, l’acredine, la frustrazione che traspare dai suoi scritti, fanno pensare che questa persona sia priva di pietà per chi soffre e muore. I ragazzi non sarebbero mai stati risarciti col lavoro scientifico di questa signorina. Quello che mi spaventa è che questa persona insegna a studenti che devono essere formati. Che cosa insegnerà loro se non l’odio, l’acredine, l’astio?

Io preferisco lavorare per costruire un futuro migliore ai nostri figli ed insegnare loro la pietà.


Pubblico integralmente questo articolo. Ricordo, se non altro per evitare ai soliti personaggi il disturbo d’inventare nuove calunnie, che la dott.ssa Gatti (mia moglie) presta da due legislature la sua opera presso la Commissione che si occupa delle malattie dei militari non solo a titolo gratuito ma a sue (nostre) spese. Chiunque è libero di fare altrettanto. Ricordo pure che, grazie anche al suo lavoro, l'Italia è oggi l'unico paese al mondo a fare tanto. Nessuno chiede una parola di ringraziamento. Sarebbe sufficiente il rispetto. (Stefano Montanari)